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09/03/10

SPECIALE ARè ROCK FESTIVAL 2010: intervista agli Aedi



foto di Antonella Fuccilli

In occasione dell’esibizione all’Arè Rock Festival del 5 marzo, I Think ha intervistato Celeste Carboni, cantante degli Aedi (www.myspace.com/aedimusic), gruppo indie proveniente da Macerata e composto, oltre che da Celeste (voce e tastiere), da Paolo Ticà' (chitarra, timpano, sinth, casio), Jones Piu (basso), Claudio Innamorati (chitarra, glockenspiel), Filippo Tacchi (batteria).


Celeste, chi erano gli Aedi e come mai questo moniker?
Gli Aedi erano dei cantori della Grecia Antica. Abbiamo preso questo nome per l’idea musicale che rende e non per il genere a cui si associa, anche perché impossibile da riproporre. Noi infatti non usiamo sonorità affini alla musica popolare né cantiamo in italiano.

Gli aedi raccontavano storie: le vostre canzoni di cosa parlano?
Non ci sono dei temi principali: sono più che altro descrizioni legate a sensazioni visive. I testi sono molto brevi. La voce viene usata come strumento musicale e ha il compito di trasmettere le emozioni. La nostra è una musica di immagine.


In che modo scatta l’ispirazione che genera poi i vostri brani?
Scatta quando qualcuno decide di fare qualcosa, non è una cosa istintiva, per lo meno nel mio caso. Penso ad un’immagine e cerco dei suoni che la descrivano. Sono diplomata al conservatorio e quindi cerco sempre un legame che associ il suono e l’ambiente che voglio riprodurre.


Definisci la tua band in tre parole chiave.
Giocosa, accademica (ma più che altro per il legame che abbiamo con l’armonia classica), e semplice.


Quali generi musicali vi piacciono e influenzano?
Siamo in cinque nella band, quindi ognuno ha le sue preferenze. Io personalmente sono molto legata alla musica classica… altri amano il punk, post rock ecc.


A che tipo di pubblico vi rivolgete?
Il nostro tipo di musica implica un ascolto impegnativo: per questa ragione ci rivolgiamo ad un pubblico adulto, maturo, attento ai particolari. E' difficile che un adolescente colga ogni sfumatura dei nostri suoni.


Gli strumenti che usate sono quelli classici delle formazioni rock?
Ultimamente, alla strumentazione classica che già usavamo, abbiamo aggiunto fiati, maracas, campanelle... Abbiamo spesso arricchito il tutto con suoni tribali.


Quando hai capito che la tua strada era la musica?
Sono nata in un ambiente musicale, circondata da musica fin da quando ero bambina, quindi non c’è stato un momento in particolare. Adesso, oltre che studiare musica, ho in cantiere molti progetti musicali, anche in ambito didattico.


Quando è venuta l’idea di formare una band?
L’idea ci è venuta quando frequentavamo le superiori, nel 2002; la creazione della band è avvenuta spontaneamente, dovuto al fatto che tra noi c’era e c’è un forte legame d’amicizia.
Solo nel 2007 però abbiamo cominciato a comporre musica inedita; i primi anni abbiamo cercato la nostra identità musicale.

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09/03/10

SPECIALE ARè ROCK FESTIVAL 2010: intervista agli Aedi



foto di Antonella Fuccilli

In occasione dell’esibizione all’Arè Rock Festival del 5 marzo, I Think ha intervistato Celeste Carboni, cantante degli Aedi (www.myspace.com/aedimusic), gruppo indie proveniente da Macerata e composto, oltre che da Celeste (voce e tastiere), da Paolo Ticà' (chitarra, timpano, sinth, casio), Jones Piu (basso), Claudio Innamorati (chitarra, glockenspiel), Filippo Tacchi (batteria).


Celeste, chi erano gli Aedi e come mai questo moniker?
Gli Aedi erano dei cantori della Grecia Antica. Abbiamo preso questo nome per l’idea musicale che rende e non per il genere a cui si associa, anche perché impossibile da riproporre. Noi infatti non usiamo sonorità affini alla musica popolare né cantiamo in italiano.

Gli aedi raccontavano storie: le vostre canzoni di cosa parlano?
Non ci sono dei temi principali: sono più che altro descrizioni legate a sensazioni visive. I testi sono molto brevi. La voce viene usata come strumento musicale e ha il compito di trasmettere le emozioni. La nostra è una musica di immagine.


In che modo scatta l’ispirazione che genera poi i vostri brani?
Scatta quando qualcuno decide di fare qualcosa, non è una cosa istintiva, per lo meno nel mio caso. Penso ad un’immagine e cerco dei suoni che la descrivano. Sono diplomata al conservatorio e quindi cerco sempre un legame che associ il suono e l’ambiente che voglio riprodurre.


Definisci la tua band in tre parole chiave.
Giocosa, accademica (ma più che altro per il legame che abbiamo con l’armonia classica), e semplice.


Quali generi musicali vi piacciono e influenzano?
Siamo in cinque nella band, quindi ognuno ha le sue preferenze. Io personalmente sono molto legata alla musica classica… altri amano il punk, post rock ecc.


A che tipo di pubblico vi rivolgete?
Il nostro tipo di musica implica un ascolto impegnativo: per questa ragione ci rivolgiamo ad un pubblico adulto, maturo, attento ai particolari. E' difficile che un adolescente colga ogni sfumatura dei nostri suoni.


Gli strumenti che usate sono quelli classici delle formazioni rock?
Ultimamente, alla strumentazione classica che già usavamo, abbiamo aggiunto fiati, maracas, campanelle... Abbiamo spesso arricchito il tutto con suoni tribali.


Quando hai capito che la tua strada era la musica?
Sono nata in un ambiente musicale, circondata da musica fin da quando ero bambina, quindi non c’è stato un momento in particolare. Adesso, oltre che studiare musica, ho in cantiere molti progetti musicali, anche in ambito didattico.


Quando è venuta l’idea di formare una band?
L’idea ci è venuta quando frequentavamo le superiori, nel 2002; la creazione della band è avvenuta spontaneamente, dovuto al fatto che tra noi c’era e c’è un forte legame d’amicizia.
Solo nel 2007 però abbiamo cominciato a comporre musica inedita; i primi anni abbiamo cercato la nostra identità musicale.

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