Questa canzone/capolavoro degli Ultravox (quando ancora c' era Foxx) è del 1977 e, a mio avviso, rappresenta un assaggio di quello che il synth sarebbe potuto diventare se fosse stato pregno di poesia come questo singolo.
L' uomo immaginato dagli Ultravox è un androide che prova ancora sentimenti; è un cuore di latta che ancora è capace di sanguinare, un Marinetti che ancora veste le emozioni di Klimt.
Sa amare, odiare, disperarsi senza dimenticare che il suo obiettivo è il miglioramento continuo che però non implica il dimenticare la sua natura di carne e sangue.
E' stupefacente la capacità che questa band ha avuto di anticipare una mentalità che solo adesso sta sbocciando.
Divini.
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